mercoledì 17 luglio 2013

turismo etnoantropologico - Andar per feste

Sin dal 2005 la Sicilia ha istituito il registro delle eredità immateriali su indicazione dall’Unesco. Un contenitore prezioso di valori etnoantropologici nel quale confluisce tutto il patrimonio delle tradizioni popolare: racconto orale, espressioni teatrali, poetiche,manuali ed artistiche legate ai cicli del lavoro della terra e del mare, le feste per i santi patroni, le processioni religiose ed i riti di pagana memoria. L’ isola infatti si trasforma ciclicamente in un palcoscenico a cielo aperto dove i riti di Pasqua, le feste e le rievocazioni in costume hanno tutto il sapore della vita vissuta. Allora come oggi. Un viaggio straordinario nella cultura di quest’isola al centro del Mediterraneo che fu teatro di diverse dominazioni, quasi una macchina del tempo e della memoria che rivive nel nostro presente. Mimmo Cuticchio, l’ ultimo grande puparo e cuntista vivente, ha definito la tradizione come un fiume che scorre sempre negli stessi argini ma non è mai la stessa. Così è per il teatro dell’ Opera dei Pupi, la straordinaria espressione di cultura orale basata sul “cunto”, fiorita in Sicilia per tutto l’ ottocento con le scuole di pupari di Palermo e Catania animate da intere famiglie di artisti. Un patrimonio grandioso che non è andato disperso. L’ opera dei Pupi oggi ritorna nei grandi teatri ed anima festival, musei e piazze per riportare lo spettatore indietro nel tempo all’infanzia, al mondo dei cavalieri e delle giostre in quell’alchimia di manovra, combattimento, suono e recitazione che non smette di stregare,coinvolgendo il pubblico di bambini ed adulti. Fede e folklore si mischiano nelle processioni di Pasqua che riportano nella settimana Santa migliaia di fedeli e turisti nelle strade a piangere il Cristo Morto ripercorrendo il tormento della via Crucis. Drammatiche e composte, al limite dell’umana resistenza sono le processioni del giovedì’ e del venerdì santo in tutta l’ isola, vere e proprie sacre rappresentazioni. Una delle più conosciute è quella delle Vare di Caltanissetta il pomeriggio del giovedì organizzata dalle confraternite delle maestranze cittadine, cosi come sono i Misteri di Trapani, che coinvolgono l' intera cittadinanza dal venerdì al sabato mattina, un corteo funebre sfila per le vie del centro storico al seguito delle venti statue portate a spalla al suono mesto della fanfara. Ancor più drammatica la processione del venerdi' notte delle confraternite degli Incappucciati di Enna, tra i vicoli del centro storico illuminati dalle fiaccole. Un' esplosione di gioia e vigoria si avverte invece nell' antico rito pagano dei Diavoli mascherati di Prizzi, in provincia di Palermo. Ma riti minori riecheggiano in tutta l’ isola senza esclusione di contrade e di storiche tradizioni che si tramandano immutate: Erice con le piccole vare e Marsala con la via crucis, Pietraperzia nel nisseno con la tradizionale festa “Lu Signuri di li Fasci”, Montedoro con i canti di arcaica memoria, Licata e Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento con la processione e l’ incontro del sabato della Madonna con il Cristo caratterizzate dalla tipica “annacata” dei fedeli. Nei paesi di cultura arbaresche della provincia di Palermo, Piana degli Albanesi per primo, si celebra la Pasqua di rito greco-ortodosso, un rituale rimasto fedele nella lingua e negli abiti indossati dai celebranti, dalla domenica delle Palme a quella di Resurrezione. Ma come non farsi coinvolgere dall’euforia delle feste dei santi patroni nelle diverse località dell’ isola, da quelle più note ai turisti, a quelle più raccolte dei piccoli centri montani! A Palermo a metà luglio la città si ferma per tre giorni per il festino di Santa Rosalia,la patrona bambina che la salvo’ dalla peste. A Catania a inizio febbraio si rinnova la processione notturna illuminata dai ceri di migliaia di fedeli che inneggiano a S.Agata, mentre per San Giuseppe a Salemi nel trapanese si allestiscono gli altari con i pani rituali, vere sculture cesellate a mano dalle donne. A Palazzolo Acreide nel siracusano si celebra intensamente il patrono S. Paolo, con la statua lignea del santo acclamata per strada secondo un goliardico rituale e accompagnata dalla folla festante in cattedrale. Ma l’ elenco potrebbe continuare. Nelle grotte di Custonaci ai piedi del monte Erice a Trapani da anni si allestisce a Natale il presepe monumentale vivente. In una toccante rievocazione tornano in scena centinaia di figuranti intenti a rappresentare i mestieri e la semplice quotidianità di contadini, pastori, artigiani, donne al telaio e bambini in fasce. Un appuntamento natalizio, quello del presepe in scena, che si rinnova anche sulle Madonie e nell’interno dell’isola, nei piccoli borghi di Sutera ed Agira. A rompere l’ austerità dell’inverno ci pensano i carnevali storici con la loro festosa baraonda. Di antichissima matrice legato al mondo feudale e contadino, resiste il Mastro di Campo a Mezzojuso, nel palermitano. I carri, la musica e la folla esplodono nei carnevali di Acireale, di Sciacca e di Termini Imerese. Le rievocazioni in costume ci riportano indietro nel tempo. Agrigento e la valle dei Templi festeggiano il Mandorlo in fiore, festival dei gruppi etnici che accoglie danzatori e suonatori da tutto il mondo in nome della fratellanza tra i popoli. A maggio, sempre nell’agrigentino, le danze delle spade di araba memoria, il Taratatà, si ripete immutata nella festa di S. Croce di Casteltermini. Sulle spiagge assolate di Scicli, nel ragusano, a fine maggio si celebra la Madonna delle Milizie, che rievoca l’ ultima grande battaglia tra i dominatori normanni e le flotte musulmane. E' l' antica lotta tra Islam e cristiani risolta dall'intervento divino. Sulle Madonie in estate si rinnova l’ antichissimo ballo della Cordella, cosi’ come la giostra dei Ventimiglia, i signori feudali dei borghi montani di Castelbuono e Geraci, mentre Ganci celebra la rinascita della natura con la sagra delle Spighe. I borghi dei Nebrodi tornano alle radici pagane ed ai cicli delle stagioni con la festa del Muzzuni di Alcara Li Fusi e con la festa dei rami e dei “ramara” di Troina. E se a fine maggio a Caltarigone torna in scena lo spettacolo della Scala Illuminata legata al culto di S. Maria del Monte, il centro dell’isola risuona di armi e cavalieri per il palio dei Normanni di Piazza Armerina, incurante del caldo ferragosto.

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